Cortinario orellano – Cortinarius orellanus: cercare, riconoscere, ricette.
Introduzione al fungo Cortinario orellano – Cortinarius orellanus
Il Cortinario orellano – Cortinarius orellanus è lunghetto normalmente di piccole dimensioni con cappello da campanulato o emisferico e più o meno spianato, carnoso, con cuticola secca di colore da giallo zafferano a marrone rossiccio, rivestita da finissime squame dello stesso colore del fondo.
Gambo cilindrico, che tende ad assottigliarsi al piede, piuttosto sodo e carnoso, quasi sempre arcuato, giallastro con fibrosità rugginose. Lamelle larghe e spesse, dapprima zafferano e poi color bruno ruggine.
La cortina, ovvero la ragnatela che congiunge il margine del cappello al gambo dei cortinari, scompare molto presto. Carne soda, di colore fulvo, un po’ rugginosa ai margini.
ODORE E SAPORE:
anche se non sempre molto percettibili, abbastanza nettamente di rapa.
GLI SOMIGLIANO:
molti piccoli funghi del genere Cortinarius e soprattutto quelli più colorati del genere « Dermocybe» somigliano molto al C. orellanus, ma sono tutti da scartare perché sospetti di essere altrettanto velenosi. Nessun fungo commestibile invece gli somiglia in modo particolare.
DOVE E QUANDO CRESCE:
nonostante quanto indicherebbe il suo nome latino, ii C. orellanus si trova anche in pianura. Cresce infatti ad altitudini variabili da agosto a ottobre nei boschi di latifoglia, in particolare sotto faggio. Ritenuto in passato molto raro, è stato invece molto comune negli ultimi anni, tanto da costituire un vero flagello per gli ospedali soprattutto del Nord Italia.
TOSSICOLOGIA:
si riteneva non fosse un fungo molto pericoloso, nonostante contenesse veleni mortali, perché di aspetto poco attraente e perché non somigliante a funghi comunemente consumati; invece, inspiegabilmente, finisce troppo spesso nelle padelle di raccoglitori incoscienti e irresponsabili.
Causa avvelenamenti sovente mortali molto simili a quelli provocati dall’Amanita phalloides e con sintomatologia ancora più tardiva: ci sono stati numerosi casi in cui i primi sintomi sono comparsi oltre i quattro giorni dopo il pasto ed alcuni addirittura a 15 giorni di distanza dal consumo del fungo!
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