Orca: Biologia, habitat e identificazione

orca
foto tratta da Wikipedia

Identificazione dell’Orca – Oremus orca

Tutto, nella morfologia dell’orca, evoca la forza e la potenza, e la sua sagoma è facilmente riconoscibile. La testa conica, priva di un becco ben distinto, e la sagoma delle pinne sono caratteristiche: la pinna dorsale, a forma di triangolo isoscele, può raggiungere nei maschi un’altezza di 1,80 metri! Varia secondo l’età e il sesso: quella dei piccoli e delle femmine è di dimensioni più modeste e assume la forma di una falce.

Aperte, le due pinne pettorali raggiungono dimensioni notevoli: 2 metri di lunghezza per 1 metro di larghezza nei maschi più grossi. Tale apertura dà all’orca la forza necessaria per contrastare l’avanzata di una preda di grande mole, come per esempio la balena, alla quale si aggrappa con le mascelle, o quando deve invertire la rotta velocemente durante le battute di caccia.

Con la sua colorazione bianca e nera a zone ben delimitate, l’orca, da buon cacciatore, dispone di una veste mimetica che, interrompendone la sagoma, le permette di ingannare alcune delle sue prede. Sul dorso, una macchia grigia o bianca a forma di mezzaluna è posta come una sella dietro la pinna dorsale.

Sulla testa, sopra l’occhio e posteriormente a esso, si allunga una macchia temporale. Infine, una grande superficie bianca che parte dalla mascella inferiore, coprendo la gola, il petto e il ventre, forma, verso la coda, una forca a tridente. Esistono tuttavia ammali completamente neri o bianchi.

il cranio

Le fauci dell’orca, davvero impressionanti, presentano, su ogni mezza mascella, da 10 a 14 denti che possono raggiungere i 14 centimetri di lunghezza. Sono leggermente appiattiti all’indietro, il che consente di distinguerli da quelli delle false orche e dei capodogli. Quando le fauci dell’animale sono chiuse, Ì denti della mascella superiore si inseriscono tra quelli della mascella inferiore.

Il grande sviluppo delle fosse temporali rivela la potenza della muscolatura masticatoria e le forti mascelle caratterizzano la forma del cranio.

testa

A una morfologia tanto spettacolare corrisponde un cervello notevolmente sviluppato; il suo peso relativo, rispetto al peso corporeo, è dello stesso ordine di quello del grande delfino Tursiops truncatus, la specie cerebralmente più dotata tra i cetacei.

L’orca presenta una fisiologia del tutto simile a quella degli altri delfini. Possiede un udito molto sviluppato che le permette di individuare le possibili prede. Ma una delle caratteristiche più degne di nota risiede nel suo efficientissimo sistema di ecolocalizzazìone (o sonar).

Anche le capacità visive sono eccellenti, sia sott’acqua sia quando sono in superficie. I dati disponibili sulla durata dell’immersione e sulle profondità raggiunte sono ancora scarsi, ma, anche in questo campo, le sue prestazioni non sembrano inferiori a quelle di altri delfini. All’orca, peraltro, non occorre immergersi molto in profondità poiché le sue prede principali vivono di norma vicino alla superficie.

Vive in superficie

Alcuni mammiferi capaci di profonde immersioni, come certe foche o gli Hyperoodon (un genere di odontoceti appartenenti alla famiglia degli zifìdi), riescono così a sfuggire alle orche nuotando a grande profondità. Dotata di un sistema termoregolatore efficace, l’orca è poco sensibile ai cambiamenti di temperatura e si adatta quindi benissimo a tutti i mari del mondo.

maschio di orca

Come quasi tutti i delfinidi, l’orca non è soltanto ittiofaga, ma predilige particolarmente gli uccelli e i mammiferi marini: foche, pinguini, delfini, balene, otarie sono tra i suoi preferiti. La sua avidità e rapacità sono talmente grandi che in genere ammazza più animali di quanti ne riesca a ingoiare; per questo capita che qualcuna soffochi per aver ingoiato velocemente troppe prede.

In passato, si distinguevano varie specie di orche, secondo le differenze dì pigmentazione e la forma della pinna dorsale. Nel XIX secolo, tre specie coabitavano così nelle acque europee: l’Orca gladìator, che si differenziava dall’Orca minor per l’altezza della pinna dorsale, e l’Orca eschrichtì, diversa dalle altre due per la pigmentazione. In seguite, una forma del Pacifico prese il nome di Orca rectipinna e, nel 1981, i russi Mikhaelev e Ivashin descrissero nell’Antartico una specie pigmea

Le orche sono animali a rischio di estinzione?

Esistono poche informazioni sulla consistenza numerica delle popolazioni di orche. Secondo certi dati fomiti da osservazioni in mare, peraltro confermate dalle stime del 1991 (che danno una valutazione sostanzialmente simile della situazione), sarebbero 180 000 le orche presenti in quattro dei sei settori dell’oceano Antartico. Sono probabilmente meno numerose nell’emisfero Nord, dove si dispone i solo di poche osservazioni locali:
da esse si può stimare che esistono da 1000 a 1 400 orche al largo delle coste norvegesi.

in cattività

In generale, la densità delle popolazioni di orche presenti nelle acque europee è molto variabile e tende a diminuire da nord verso sud. Anche i dati riguardanti il Pacifico sono scarsi. U censimento individuale intrapreso sulle orche della comunità meridionale dello stretto di Puget, nel Canada, parla di 300 capi. In altre regioni sono state fatte stime approssimative: da 3 000 a 12 000
nel Pacifico tropicale orientale.

Dati e popolazioni incerte

Dall’incertezza di questi dati, è facile intuire quanto sarebbe urgente un censimento attendibile degli esemplari esistenti.

La mancanza di una conoscenza numerica diretta delle popolazioni di orche non consente neanche di valutare il prelievo operato da questi animali sulle popolazioni di pesci o di mammiferi |si possono solo fare supposizioni per le specie “commerciali”). Le osservazioni fatte sui cadaveri di balene, e in particolare di balenottere, dimostrano che le orche mangiano solo una parte della preda, sia per mancanza di tempo (la balenottera, più pesante dell’acqua, tende ad affondare dopo la morte), sia per mancanza di mezzi, in quanto la dentatura consente loro di strappare, ma non di sezionare i pezzi di grasso o di muscoli.

Nell’Antartico, tuttavia, il recente calo numerico degli elefanti di mare è stato attribuito alle orche che, in seguito alla diminuzione delle balene, si rifanno sempre più con quella specie.

Rumore e inquinamento minacciano le orche

Oggi più amate e meglio conosciute dall’uomo, le popolazioni di orche sembrano molto fiorenti. Tuttavia, il nuovo interesse nei loro confronti e la loro popolarità presso il grande pubblico costituiscono paradossalmente una minaccia. Una vera industria turistica, il whale watching, si è sviluppata a loro spese. In alcune zone dell’America del Nord, i loro territori sono ora continuamente solcati da molte navi che ne compromettono’ la tranquillità.

Nello stretto di Puget, in particolare nella parte meridionale, il traffico marittimo è notevolmente aumentato e l’habitat dell’orca subisce un inquinamento acustico, crescente.

Come abbiamo visto, l’udito è il senso dominante nei cetacei. Per loro, l’ecolocalizzazione è indispensabile, come i segnali acustici che emettono. Esiste verosimilmente nei cetacei una soglia oltre la quale l’organismo non riesce più ad adattarsi ai rumori dell’ambiente. Possono allora insorgere delle turbe capaci di alterare le capacità di sopravvivenza e il comportamento sociale delle orche. Il traffico marittimo e i rumori da esso provocati costituiscono quindi una seria minaccia di cui vale la pena di valutare l’entità con un’osservazione continua e attenta delle popolazioni.

D’altra parte, la stessa zona è interessata da un notevole inquinamento chimico. Molti pesci pescati nelle acque dello Stato di Washington presentano affezioni patologiche gravi (tumori, ulcerazioni) e sono state ritrovate nei loro organi alte concentrazioni di prodotti tossici.

orca femmina

Il salmone, principale nutrimento dell’orca nello stretto di Puget, racchiude nei suoi tessuti quantità di mercurio, piombo e arsenico. Inoltre, tassi elevati di prodotti clorurati (in particolare DDT) sono stati rinvenuti nei tessuti dell’orca stessa. L’effetto di tali inquinanti sull’organismo dei cetacei è difficilmente valutabile, ma potrebbe, secondo quanto sostengono alcuni autori, diminuirne le difese immunitarie; ciò che è certo, comunque, è che essi vi si sono ormai accumulati in modo inquietante.

La scoperta, qualche armò fa, di composti clorurati nei tessuti di||m’orca dell’Antartico non può che preoccupare. Dimostra che quei prodotti si sono diffusi in tutti gli oceani, persino nelle zone che si ritenevano al riparo da qualunque inquinamento.

La scheda

ORCA

  • Nome: Orcinus orca
  • Famiglia: delfinidi
  • Ordine: cetacei
  • Classe: mammiferi
  • Descrizione: priva di becco; testa conica; pinna dorsale alta o molto alta; colorazione bianca e nera; da 11 a 14 denti per ogni semiarcata
  • Dimensioni: lunghezza massima, 9,50 m (maschi); 7 m (femmine)
  • Peso: 8 t (maschi); 4 t (femmine)
  • Distribuzione geografica: tutti gli oceani e i mari, di preferenza nelle acque freddi
  • Habitat: di norma vicino alle coste
  • Regime alimentare: carnivoro
  • Struttura sociale: gruppi di 5-20 individui
  • Maturità sessuale: 10-12 anni per i maschi (lunghezza 6 m); verso i 7-8 anni per le femmine (lunghezza 5 m)
  • Stagione della riproduzione: variabile secondo le regioni geografiche
  • Durata della gestazione: da 15 a 16 mesi
  • Numero di piccoli uno ogni 3 anni al massimo
  • Taglia alla nascita: da 2,20 m a 2,90 m circa
  • Longevità massima: 35 anni
  • Numero degli esemplari viventi: non si conoscono con precisione; circa 200 000 (secondo stime del 1991)
  • Osservazioni: specie poco conosciuta

Guarda il video dell’attacco di un branco di orche ai danni di un grande squalo bianco

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