Haworthia: coltivazione, esposizione e cura
In generale
le Haworthia portano il nome del botanico inglese A. H. Haworth (1768-1833) che fu insigne studioso di piante grasse. Conosciute e coltivate nei giardini europei ancor prima del 1700, provengono dalla regione africana della Colonia del Capo.
Il genere Haworthia appartiene alla famiglia delle Liliaceae e racchiude una sessantina di specie.
Morfologia.
Sono piante grasse, perenni, di taglia piccola, acauli o brevemente caulescenti. Le foglie sono spesse, carnose, appuntite o tronche, spesso munite di tubercoli bianchi ed anche trasparenti. Sono addensate sullo stipite in piani sovrapposti oppure disposte in rosetta basale.
I fiori sono bianchi, verdi o striati di rosso, disposti in racemi ed hanno forma tubolosa. Il frutto è una capsula a 3 valve contenente semi compressi ed angolosi.
Coltivazione dell’Haworthia
Le Haworthia sono piante che rivestono interesse unicamente ornamentale e sono particolarmente adatte alla decorazione della casa. Sono anche di facile coltura, la quale avviene in piena aria soltanto nelle migliori esposizioni delle zone calde dovendo nelle altre zone ricorrere al riparo della serra o dei cassoni almeno in inverno.
L’allevamento su basi commerciali avviene in serra temperata, su uno schema simile a quello indicato per V Aloe.
Moltiplicazione
La moltiplicazione si effettua facilmente per via agamica ricorrendo ai getti radicali od alla talea. La riproduzione per seme è facile, ma non si ha costanza di caratteri per l’estrema facilità della fecondazione incrociata.
Specie e varietà
Le specie più importanti sono:
- Haworthia fasciata, con foglie rigide e coriacee, acute con stria ture regolari date da formazioni corpuscolari bianche dall’aspetto di perline.
- H. granata, con verruche che formano tubercoli di diverso aspetto.
- Haworthia. margaritifera, dai tubercoli disposti in apparente disordine su foglie rigide molto appuntite.
- H. refusa, dalle foglie piuttosto molli, scabrose sul dorso e troncate ; inoltre H. rìgida, H. viscosa ecc.
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